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Autore American Gangster - di Ridley Scott
Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 11-10-2007 00:23  
Lui è un arrampicatore sociale, di quelli duri e puri, pronti a tutto, eppure signori: mai uno sgarro alla regola, mai un vestito appariscente, mai un mettersi in mostra più del necessario.
La sua società è il racket dell’eroina della Grande Mela.
L’altro è un detective, di quelli con la faccia stropicciata dall’insonnia, dal giubbotto di pelle liso sui gomiti, di bicipiti torniti e dalla prominente pancia alcolica.
Lui fa soldi sporchi, organizza un giro di roba nel Queen’s, il denaro gira, il rispetto è presto guadagnato.
L’altro trova un milione di banconote non segnato dopo un’inutile pedinamento, ma non se le tiene. Per l’altro vengono prima la legge, il distintivo, l’imperativo morale.
Lui scopre il Vietnam, terra infida ma senza regole, adatta agli spregiudicati gallina dalle uova d’oro, anzi no, d’eroina.
E completa la scalata. Porta la famiglia nella city, la veste, la nutre, la usa come base di un nascente impero.
L’altro perde tutto, moglie e figlia. Il padre non è un ruolo per lui, non gli calza. Il lavoro, la caccia al nemico, è l’unica ragione di una vita che fatica a decollare.
Finchè, un giorno, un vistoso cappotto d’ermellino, unica, malaugurata, scelta bizzarra di lui, dettata dall’amore, non lo fa notare ad un obiettivo di una macchina fotografica che non gli si staccherà più di dosso.
E i due destini si incrociano.
Lui è Denzel Washington, l’altro è Russel Crowe. A raccontarci la storia, una delle tante storie di poliziotti e gangster, di cappa e spada metropolitana, è il navigato Ridley Scott.
Ingredienti esplosivi per questo American Gangster, che porta a ribalta la (romanzata) storia vera dell’unico malavitoso di colore, Frank Lucas, che ruppe in modo talmente sorprendente il monopolio “italiano” nello smercio newyorkese della droga che, perché la polizia si accorgesse del suo effettivo potere di condizionamento del teatro criminale cittadino, occorsero diversi anni (e un cappotto di pelliccia, come suggerisce Scott).
Fotografia livida, durata che si confà a quello che punta ad essere un nuovo classico, coppia di attori che fa il paio ad altri grandi film del genere e di genere (citiamo al volo solo Heat, per capirci), trama avvincente, mai forzosamente spettacolarizzata ma che riesce a tenere sul chi vive lo spettatore senza far ricorso ad artificiosi colpi di scena.
Scott ha un’idea chiara in testa, influenzata dalle giungle urbane dei Mann e degli Scorsese, all’epica leoniana del C’era una volta in America.
Ed è forse questo appiattimento su un passato ingombrante e incombente che smorza l’effetto di un film che comunque mantiene un ampio respiro, un passo lungo, non infastidito da ostacoli ed intoppi di sorta.
Perché American Gangster è sì un buon film, solido, appena poco aiutato da una regia a tratti scolastica e nulla più, difetto sul quale si può, tutto sommato, sorvolare. Ma soffre troppo di riferimenti e richiami ad una filmografia alla quale fa sfacciatamente riferimento, finendo per involgersi su dinamiche e messe in scena che non regalano nulla di nuovo allo spettatore smaliziato.
Certo, è sempre un bel vedere un Denzel Washington in piena forma – un po’ sottotono, di ‘maniera’, appare invece Crowe – muoversi in un affresco di un’America che non c’è più.
Ma non basta per far decollare la pellicola nel pantheon dei gangster movie, che rimane a sorvolare, pur maestoso, ma da quote modeste, le tematiche del genere.


pubblicata anche qui
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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martalariz

Reg.: 10 Gen 2008
Messaggi: 4
Da: verona (VR)
Inviato: 10-01-2008 02:48  


AMERICAN GANGSTER?

SICURAMENTE DA VEDERE ANCHE SE SEMBRA UNA SCOPIAZZATURA DEI FILM DI SCORSESE






da "Goodfellas - Quei bravi ragazzi" a "The departed - Il bene e il male" passando per "Casino" sono passati quasi 20 anni (17 per l'esattezza) ma un solo nome dietro la macchina da presa : Martin
Scorsese

Ridley Scott è un regista che abbiamo amato da quando eravamo piccoli, il suo Blade Runner ha cambiato i nostri gusti inevitabilmente, Thelma & Louise ha fatto storia così come Il Gladiatore

Con "American Gangster" RIDLEY SEMBRA VOGLIA RIEMPIRE UN VUOTO NELLA SUA CARRIERA, un film sulla Mafia americana ma invece di concentrarsi sulle scene, sulla durezza e spietatezza quasi sempre con camera a spalla segue gli attori facendoli parlare e parlare e parlare e parlare e parlare e parlare...troppo


Gli attori sono straordinari dal suo amico di sempre Russell Crowe a Denzel Washington, ma il film manca di quelle scene che hanno fatto grande il genere, chi dimenticherà mai le scene di AL Pacino in Carlito's Way o in Donnie Brasco?

Ecco American Gangster, è un compendio di tutto quello che avete visto, sicuramente ottimo il montaggio altrimenti sarebbero anche insopportabili le quasi 3 ore di film che comunque è interessante, anche se Ridley impiega la prima ora a farci conoscere i due protagonisti, un'altra ora (la seconda) a far succedere qualcosa, negli ultimi 40 minuti speri che il film decolli, ma niente anche la scena che sarebbe stata più spettacolare (quella del processo) viene buttata li

Tutto accennato, sembra quasi che Ridley abbia provato a fare un "C'era una volta.." ma l'America dei mafiosi che ha descritto non è poi così avvincente

Molto belli i costumi e la scenografia ma i film indimenticabili sono altri


VOTO 6

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 19-01-2008 23:16  
Trama: Tratto da una storia vera. 1968. Frank Lucas è il fidato autista di un potente boss di Harlem, del quale conosce a menadito le abitudini e le modalità di controllo del territorio. Alla morte del suo capo, Frank ne prende il posto e ne segue a menadito le abitudini, introducendo un commercio di eroina abilmente trafugata dal Vietnam dove è in corso la sanguinosa guerra che vede gli Usa coinvolti. Il suo potere grazie a questo traffico oculatamente gestito sale in maniera esponenziale facendolo diventare ricchissimo, ma un piccolo errore che commette fa insospettire il tenace poliziotto della narcotici Richie Roberts che sta per diventare avvocato. Fiutata la preda Roberts si mette a caccia per consegnarlo alla giustizia, ostacolato però dalla corruzione imperante nel corpo di polizia. L'impresa sembra davvero ardua, ma ...



Commento: Il grande Ridley Scott ha deciso di continuare la sua meravigliosa carriera di artista della cinepresa (inutile citare i suoi capolavori della fantascienza come Blade Runner e Alien, ma è autore talmente talentuoso da poter girare sempre grandi risultati qualunque genere) con la trasposizione cinematografica della storia vera di Frank Lucas in arte "Superfly", capace di diventare da semplice autista di un boss di Harlem il più grande narcotrafficante della sua epoca. Lucas elaborò un geniale sistema di arrivo dal Vietnam negli Usa della sua droga purissima non tagliata (denominata"Blue magic") a prezzi relativamente bassi, sfruttando la congiunzioen della terribile guerra in atto al tempo (il film parte con la sua storia dal 1968). Sulle orme del Padrino (notare che nel capolavoro di Coppola Don Vito Corleone osteggiò sempre il traffico di droga da parte della sua famiglia) Lucas diventa potentissimo e raduna intorno a se tutta la sua famiglia a lavorare con lui, crea degli intelligenti traffici satellite, non esagera mai con le azioni criminali per guadagnare oltre il possibile, peccato che ironia della sorte l'unica volta che commette un veniale errore (non vi diremo ovviamente quale) scatena addosso a se un mastino incorruttibile come il poliziotto Richie Roberts, donnaiolo in totale crisi coniugale, ma diventato famoso per aver restitutito al comando centrale, in nome dell'onestà, un milione di dollari che poteva senza rischio tenere per se.
A quel punto i due fanno strada parallela inversa, mentre Roberts affronta i problemi per avvocatizi per l'affidamento del figlio Lucas si sposa con Eva, affascinante Miss Portorico, mentre il poliziotto scava nel torbido il boss sente il suo impero attaccato da più parti. Scott, inutile dirlo, sfodera una maestria senza pari nel dipingere per la sua lunghezza questo stupendo affresco (157 minuti), riprese eccezionali da ogni angolazione, tempi perfetti di entrate in scena degli attori, scene studiate e montate (per non parlare della fotografia con tonalità sempre plumbee adattissime al racconto) nei minimi dettagli (grandiosa quella dell'arrivo della numerosa famiglia nella tenuta di Frank).
Denzel Washington è il boss che viene continuamente confuso con un mafioso del Bel Paese dagli investigatori ("E'un nero, non un italiano") continuando i riferimenti coppoliani, interpretazione a dir poco eccezionale la sua (profumo di oscar prossimo venturo), calibrata e sospesa tra l'estrema crudeltà (anche verso i fratelli che sbagliano) e il rispetto delle regole che ha assorbito dal suo mentore. Russell Crowe (attore feticcio di Scott dopo Il gladiatore e Un'ottima annata) è perfetto nel ruolo dell'onesto poliziotto con il vizietto delle donne, che riesce a mostrare con grande efficacia i turbamenti interiori e le paure del personaggio, ma anche il suo coraggio indomito che non ha paura della lotta intestina con gli altri poliziotti. Lymari Nadal è la bellissima Eva, moglie decisa di Frank, mentre Carla Gugino è la moglie in rotta con il poliziotto.
Parlato dei lati tecnici a dir poco strepitosi (compresi sparatorie ed inseguimenti) bisogna parlare dell'iconografia di questo film, che il geniale Ridley usa per parametrare comportamenti e filosofie di vita, situazioni storiche con quelle dei singoli. Un elicottero buttato in mare alla fine della guerra del Nam coincide con le difficoltà di Frank ("Superfly non vola più"), un continuo spostamento di bicchieri di caffè sembra una partita a poker dalla posta decisiva nel grandioso faccia a faccia tra i due contendenti, un aspirapolvere sottolinea le pulizie di uomini, l'inizio della guerra e la sua fine scandiscono gli stati di gloria del boss, un cane e una cuccia vogliono dire rifugio sicuro di cose ben diverse, la morale fatta al fratello è la cosa che mette nei guai, il sogno americano infranto è il sogno perdurante e arricchente di un altro impero. Siamo di fronte a un lavoro praticamente perfetto che si snoda stupendamente in ogni settore cinematografico, dall'attoriale con una gara tra campioni, a quello di sceneggiatura (eseguita da Steven Zaillian) e regia, senza dimenticare tutto il resto, con un preciso senso del potere degno e nel nome dello Scarface di De Palma. Il tutto perfettamente calato nella difficile realtà di Harlem e dintorni di quaranta anni fa. In definitiva un film potente, immedesimante e coinvolgente, fatto benissimo, da vedere e gustare assolutamente, senza minimamente farsi spaventare dalla sua durata extralong che serve a farlo svolgere nella perfezione e non nell'allungarlo privo di fascino, commovendoci nell'abbagliante finale.
Perderselo sarebbe un delitto verso il cinema e verso di voi, e se i crimini fossero cercati e risolti da un poliziotto bravo come Roberts al momento dell'arresto per non averlo visto, potremmo solo dire "Mea Culpa". Meglio pagare un appagante biglietto che vivere con il rammarico.
Non perdetevi la straniante scena dopo tutti i titoli di coda.

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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
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Jerry88

Reg.: 12 Mar 2007
Messaggi: 2130
Da: L'Aquila (AQ)
Inviato: 19-01-2008 23:31  
quote:
In data 2008-01-10 02:48, martalariz scrive:
AMERICAN GANGSTER?

SICURAMENTE DA VEDERE ANCHE SE SEMBRA UNA SCOPIAZZATURA DEI FILM DI SCORSESE



allora poi vedrò anche quello
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Questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavag

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TomThom

Reg.: 07 Giu 2007
Messaggi: 2099
Da: Mogliano Veneto (TV)
Inviato: 20-01-2008 11:38  
Condivido solo in parte l'entusiasmo di Kubrickfan...

Certo un buon film, sapientemente diretto e montato, con uno Scott in buona forma e con dei momenti molto intensi (una scena per tutte: la pallottola piazzata in fronte da Lucas in pieno giorno in mezzo ad una strada affollata ad un "nemico"), e che può contare su due grandi protagonisti (Washington assolutamente da Oscar e forse il solo valido motivo per vedere questa pellicola), ma che nella storia dei film sul genere ha da dire ben poco di nuovo...E quel che dice non è poi così straordinario.

Carino, vedibile, godibile...Ma nulla di più.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 20-01-2008 22:43  
Tratto da vicende realmente accadute, il film di Ridley Scott, con i suoi 157 minuti di durata, ambisce a rinverdire i fasti delle “saghe” criminali di Coppola, Leone, Scorsese, Mann, mediante una messinscena dal taglio formale epico.

Epica del crimine e della legge, nel sempreverde e dicotomico tema dell’eroe positivo e dell’eroe negativo, facce di una stessa medaglia che si attraggono e si respingono, accomunati da una sorta di codice d’onore che li distingue negli opposti e pur tuttavia speculari, entrambi corrotti, campi d’azione. Guardia e ladro, ulteriore ri-visitazione delle valenze “romantiche” che sottendono all’ini(a)micizia, che però è virile, che però è leale.

Harlem, New York, a cavallo degli anni ’60 e ’70, giungla metropolitana del crimine, della modernità che avanza e s’incunea tra le antiche fatiscenze che conservano immutato tutto il loro decadente fascino. Fedeli, minuziose, le ricostruzioni d’epoca, le canzoni d’epoca, le macchine d’epoca, i vestiti d’epoca, il male di quell’epoca dilaniata dall’interminabile guerra del Vietnam al suo apice, che pure miete, di rimando, vittime nel territorio degli invasori devastato dai sensi di colpa, dal crescente uso di droga. La quale proviene proprio da quelle terre trattate al napaln, [genialmente] nascosta nelle bare dei marines rimpatriati per la sepoltura, macabro auspicio di morte.

Nel montaggio alternato, o parallelo, si snodano e s’incastrano le vicende in Black & White del boss afro americano Frank Lucas (Denzel Washington) – a modo suo dotato di una sinistra (e mal caratterizzata) etica dell’onore e del riscatto razziale, sociale, che vende droga, quantunque della migliore, purissima, a prezzi stracciati rispetto alla concorrenza che spaccia “merda” -, e del detective sulle tracce del trafficante, Richie Robert (un Russel Crowe un po’ imbolsito), segugio duro e determinato, ma onesto, che, grazie anche alla collaborazione di Frank, oltre che assicurare costui alla giustizia nel contempo sferra un duro colpo al più che corrotto ambiente poliziesco, al soldo delle varie mafie.

Il dato “politico” e sociale, esistenziale, viene naturalmente preso a pretesto dal regista per poter sbarcare il lunario ed imbastire un film d’azione, un gangster story di gran lusso, elegante, ma convenzionale, con le consuete varianti melodrammatiche, nell’imponente dispendio di mezzi. Messinscena di certosina e dettagliata precisione, votata alle tecniche, spesso da manuale, alle componenti naturalistico-“ambientali” esteriori sopra riferite, alla storia (sceneggiata da Steven Zaillian: Schindler List; Gang of New York) che procede per accumulo, nell’impatto visivo e testuale che tradisce lo stereotipo, i consunti stilemi ed archetipi del genere, il tutto amalgamato dallo stile anonimo di un Ridley Scott (ancora) in fase discendente.

Nonostante la sua durata, il film, che non difetta di ritmo, si lascia guardare: l’intrattenimento è assicurato, Scott è ancora in grado di affabulare epidermicamente lo spettatore con consumato mestiere, in un progetto che scorre lineare e piano, senza particolari cedimenti e senza significativi picchi atti a rilanciare l’azione, l’immagine, l’emozione, il coinvolgimento. La pur brava coppia d’interpreti risente di questo clima purgatoriale in cui, assente una più incisiva e convincente delineazione dei personaggi, vanificato il potenziale di un soggetto molto interessante ed aperto, non si va oltre l'esplicito e 'pigro' significato tramico e figurativo.

American Gangster è opera delle cose (già) viste e visibili, oltre le quali allo spettatore non è dato (stra)vedere altro, immaginare, completare nella propria mente quei fotogrammi “neri” che il film non contempla.

Occasione mancata, siamo dunque ben lontani dalle paradigmatiche e ben più solide ed epico-mitiche saghe familiar-criminali coppoliane, scorsesiane, leoneiane, manniane…

qui

_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 20-01-2008 alle 22:45 ]

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Hegel77

Reg.: 20 Gen 2008
Messaggi: 298
Da: Roma (RM)
Inviato: 20-01-2008 22:51  
E' triste vedere Ridley Scott annaspare così affannosamente, scopiazzare qua e la' senza ritegno, rifare la brutta copia di un cinema obsoleto.
_________________
Dare un senso alla vita può condurre a follie,
ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio

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follettina

Reg.: 21 Mar 2004
Messaggi: 18413
Da: pineto (TE)
Inviato: 20-01-2008 23:28  
......non vedevo l'ora che uscisse... martedì vado a vederlo... e non leggo nulla di quello che avete scritto anche se la curiosità è tantaaa

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sloberi

Reg.: 05 Feb 2003
Messaggi: 15093
Da: San Polo d'Enza (RE)
Inviato: 21-01-2008 00:28  
quote:
In data 2008-01-20 22:43, AlZayd scrive:

American Gangster è opera delle cose (già) viste e visibili, oltre le quali allo spettatore non è dato (stra)vedere altro, immaginare, completare nella propria mente quei fotogrammi “neri” che il film non contempla.

Occasione mancata, siamo dunque ben lontani dalle paradigmatiche e ben più solide ed epico-mitiche saghe familiar-criminali coppoliane, scorsesiane, leoneiane, manniane…




Esco or ora dal cinema... e queste due frasi riassumono benissimo parte del mio pensiero.
_________________
E' ok per me!

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TomThom

Reg.: 07 Giu 2007
Messaggi: 2099
Da: Mogliano Veneto (TV)
Inviato: 21-01-2008 13:07  
quote:
In data 2008-01-20 22:43, AlZayd scrive:
Tratto da vicende realmente accadute, il film di Ridley Scott, con i suoi 157 minuti di durata, ambisce a rinverdire i fasti delle “saghe” criminali di Coppola, Leone, Scorsese, Mann, mediante una messinscena dal taglio formale epico...
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[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 20-01-2008 alle 22:45 ]


Mann-aggia a te!
Lo accosti a Coppola, Leone e Scorsese???
Forse che Heat (unica pellicola del regista che può essere accostata ad uno dei cineasti da te citati) lo consideri un film ad alto tasso mafioso/padrinesco? Insomma...
Saghe criminali è un conto, ma lascia pure Mann rinchiuso nel suo pur bel genere poliziesco/psicologico/notturno.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 21-01-2008 15:36  
quote:
In data 2008-01-21 13:07, TomThom scrive:
quote:
In data 2008-01-20 22:43, AlZayd scrive:
Tratto da vicende realmente accadute, il film di Ridley Scott, con i suoi 157 minuti di durata, ambisce a rinverdire i fasti delle “saghe” criminali di Coppola, Leone, Scorsese, Mann, mediante una messinscena dal taglio formale epico...
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[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 20-01-2008 alle 22:45 ]


Mann-aggia a te!
Lo accosti a Coppola, Leone e Scorsese???
Forse che Heat (unica pellicola del regista che può essere accostata ad uno dei cineasti da te citati) lo consideri un film ad alto tasso mafioso/padrinesco? Insomma...
Saghe criminali è un conto, ma lascia pure Mann rinchiuso nel suo pur bel genere poliziesco/psicologico/notturno.




Aldilà dei differenti percorsi narrativi, delle specifiche trame e messinscene, c'è, nel film di Scott la pretesa di emulare, in "spirito", il respiro epico dei film di quei registi.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 21-01-2008 15:40  
Mi viene in mente e lo dico senza starci pensare su troppo: se dicessi che, ad esempio (due film quanto mai diversi tra di loro), I cancelli del cielo di Cimino ricorda l'impianto epico e patetico (pathos)di Via col vento, direi una cazzata?
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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 21-01-2008 23:02  
quote:
In data 2008-01-20 22:51, Hegel77 scrive:
E' triste vedere Ridley Scott annaspare così affannosamente, scopiazzare qua e la' senza ritegno, rifare la brutta copia di un cinema obsoleto.




se quel cinema è obsoleto stiamo freschi ... Ridley non annaspa, non scopiazza senza ritegno ma persegue strade già scritte con una storia a due di grande imaptto. E se queste son brutte copie, ben vengano .
Inutile dire peppe che con l'accostamento hai detto una verità divina, e con il tuo grande minisaggio analisi mi hai un po' messo in crisi l'apparato di entusiasmo che avevo a fior di pelle. Ma come si suol dire, la miglior critica di cinema (come la tua) evidenzia il messaggio magari imperfetto ma non cancella le emozioni che concede il film, come converrai, e questo di Scott è un aratro che scava solchi già scritti ma permette a semi futuri di entrare ancora più in profondità prorogando l'albero piantato da altri e i suoi frutti.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 22-01-2008 02:06  
quote:
In data 2008-01-21 23:02, kubrickfan scrive:
mi hai un po' messo in crisi l'apparato di entusiasmo che avevo a fior di pelle. Ma come si suol dire, la miglior critica di cinema (come la tua) evidenzia il messaggio magari imperfetto ma non cancella le emozioni che concede il film, come converrai,



Ed infatti convengo, la spontaneità con cui fruiamo un flm, gli esiti emozionali, sono alla base del nostro piacere filmico, secondo sensibilità personale, a prescindere dai difetti dell'opera, e perfino dalle virtù.

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bunch311

Reg.: 20 Gen 2005
Messaggi: 430
Da: roma (RM)
Inviato: 22-01-2008 02:11  
quote:
In data 2008-01-21 15:40, AlZayd scrive:
Mi viene in mente e lo dico senza starci pensare su troppo: se dicessi che, ad esempio (due film quanto mai diversi tra di loro), I cancelli del cielo di Cimino ricorda l'impianto epico e patetico (pathos)di Via col vento, direi una cazzata?


no per nulla,ma l'epopea di cimino è un epopea di morte e di fine,mentre di solito tale genere si usa per le cosmogonie.

concordo pienamente sul film,anche se penso più a coppola e le imitazioni a scorsese per uso di musica associato al divertimento della droga con movimenti di macchina in avanti
post moderno?forse solo scopiazzatura
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"tutti sognamo di tornare bambini,anche i peggiori di noi,anzi forse loro lo sognano più di tutti" il mucchio selvaggio

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